martedì 17 maggio 2011

Cesare Pavese

Stasera voglio condividere con voi qualche perla di Pavese, tratta dal suo diario:
  1. "Far poesie è come far l'amore: non si saprà mai se la propria gioia è condivisa"
  2. "Se è vero che ci si abitua al dolore, come mai con l'andar degli anni si soffre sempre di più?" 
  3. "C'è qualcosa di più triste che invecchiare, ed è rimanere bambini"
Indubbiamente Cesare Pavese è stato uno dei più grandi intellettuali del Novecento.
Il suo diario è un documento "crudo", il racconto di un lento ed inesorabile declino che lo porterà, giocoforza, verso un suicidio catarchico e risolutore.
In esso ci sono pagine ricche di acrimonia verso l'universo femminile, pagine in cui una squallida misoginia fa capolino in una maniera che oserei definire "ignobile": queste pagine, secondo me, sono state scritte da Pavese proprio per cercare di scaricare la propria insoddisfazione, per trovare un capro espiatorio alla sua impotenza fisica...e quale miglior soggetto della donna "puttana", della donna "traditrice"?
Il non poter far godere sessualmente una donna è, per lui, fonte di frustazione: ma è una frustrazione altalenante. 
Talvolta ha la maschera della depressione mentre altre volte ha il volto della rabbia cieca, del furore: quasi un istinto omicida.
E' qua sta il punto fondamentale: Pavese è perennemente sull'orlo di una crisi di nervi, alternando fasi maniaco-depressive in cui paventa il suicidio, a fasi di euforia e violenza estrema in cui sarebbe capace di uccidere qualcuno, solo per trovare quella pace tanto agognata e per veder lenito ogni dolore.
Ma questa è anche la vera forza di Pavese: nei suoi scritti c'è una "recherche" proustiana, una perenne ed insopportabile insoddisfazione che lo porta fino alle più alte vette della letteratura contemporanea.
Il suo diario è un antesignano dei moderni web-log, un vero e proprio diario intimo: quello che, immodestamente, sto cercando di tenere io...ma per stasera vi ho già annoiato abbastanza...buona notte!

Cesare Pavese

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